Presentazione del libro 'KRISIS' di Gaetano De Faveri
27 maggio 2016
27 maggio 2016
Ancora un interessante incontro legato alla fotografia allo Spazio 6: la presentazione del libro fotografico 'Krisis' del friulano Gaetano De Faveri.
L'autore, nato a Pordenone nel 1952, si interessa alla fotografia attorno agli anni '80. Dopo un iter di fotoamatore che lo porta a partecipare con successo a vari concorsi, sente ben presto la necessità di affrontare tematiche più profonde che coinvolgano la sfera emotiva e psicologica. Fondamentale in questa ricerca è l'incontro nel 1985 con il fotografo Roberto Salbitani. Da lì nasce una continua frequentazione, in particolare presso la Scuola di Fotografia nella Natura, fondata da Salbitani a Mogginano, paesino vicino a Pieve S. Stefano. In quegli anni approfondisce la tecnica di ripresa e di camera oscura, ma soprattutto il linguaggio e la libertà espressiva.
Qualche anno dopo aver partecipato, a Carpi nel 1995, alla collettiva “Venti Fotografi Italiani” , abbandona la fotografia per una quindicina d'anni . Periodo che coincide con la diffusione di massa della fotografia digitale. Proprio questa nuova tecnica è in linea con le sue precedenti propensioni all'utilizzo del fotomontaggio, ora reso più accessibile dall'elaborazione al computer. Si apre per De Faveri una nuova stagione creativa, che culmina con la sua prima pubblicazione fotografica.
“Krisis”, il titolo emblematico del libro. Ma, come spiega l'autore, che di professione è psicologo, il termine va preso in un'accezione più ampia rispetto al significato che si è andato diffondendo in epoca moderna. Krisis – scelta. La crisi rappresenta pericolo e opportunità, è la scelta forte che, volenti o nolenti, si è chiamati a fare.
“D'altro canto” – come scrive Salbitani nella prefazione al libro – “ i periodi di crisi offrono il pretesto perché possano nascere e svilupparsi dei grandi progetti artistici, come la stessa storia dell'arte insegna.
Nelle fotografie, rappresentanti frammentazioni di edifici, piazze, fabbriche abbandonate, sale di musei, De Faveri inserisce immagini di opere d'arte dalla forte valenza simbolica, che appaiono comunicare direttamente con chi guarda. Il tutto composto da una materia spesso indefinita, a volte apparentemente liquida, altre volte virante alla sabbia o al cemento.
“Devo aggiungere” dice l'autore “che con la mia ricerca sul piano estetico, con la composizione equilibrata delle forme e delle geometrie, cerco di mitigare la drammatizzazione e l'angoscia che suscitano questi ambienti che hanno un effetto disturbante anche su di me. Mi capita per il mestiere che faccio di essere sempre a contatto con aspetti psichici profondi e anche disgreganti, e questo mi pone molte domande”.
Ancora dalla prefazione di Salbitani “ Possiamo anche vedervi una rivisitazione di “Metropolis” in chiave tecnologicamente ed esistenzialmente attuale. Inoltre le più oniriche tra le sue potenti vedute mi richiamano alla mente l'inferno dantesco illustrato da Dorè ma in chiave decisamente più psichedelica. O anche certi scorci fantascientifici che ricordano i labirinti e gli enigmi ancora attualissimi di Blade Runner, che le grandi stampe originali evidenziano in tutta la loro ricchezza di dettaglio (…) Non sarei qui a scrivere questo testo se non fossi rimasto fortemente coinvolto dal vortice di emozioni e di pensieri che l'immaginario fantasmagorico di De Faveri è riuscito a comunicarmi, e mi auguro che ciò possa avvenire per tutti i futuri spettatori di questo lavoro”.
Alla serata, oltre all'autore, sarà presente anche Roberto Salbitani, scrittore, docente di fotografia e soprattutto fotografo. Recentemente gli sono state dedicate due importanti mostre antologiche, al Museo di Fotografia Contemporanea a Cinisello e al Centro Candiani di Mestre. Opera nella fotografia dagli anni 70. Di lui scrive Roberta Valtorta: “La sua fotografia, profondamente introspettiva, talvolta visionaria, critica nei riguardi dei valori e dei comportamenti omologati e conformisti che guidano la società contemporanea, indaga il difficile rapporto tra l'uomo e l'ambiente in cui vive: dalle città in crescita ai territori snaturati dal violento processo di urbanizzazione, fino alla ricerca di luoghi elettivi nei quali cercare di recuperare un rapporto liberatorio con la natura”.
L'autore, nato a Pordenone nel 1952, si interessa alla fotografia attorno agli anni '80. Dopo un iter di fotoamatore che lo porta a partecipare con successo a vari concorsi, sente ben presto la necessità di affrontare tematiche più profonde che coinvolgano la sfera emotiva e psicologica. Fondamentale in questa ricerca è l'incontro nel 1985 con il fotografo Roberto Salbitani. Da lì nasce una continua frequentazione, in particolare presso la Scuola di Fotografia nella Natura, fondata da Salbitani a Mogginano, paesino vicino a Pieve S. Stefano. In quegli anni approfondisce la tecnica di ripresa e di camera oscura, ma soprattutto il linguaggio e la libertà espressiva.
Qualche anno dopo aver partecipato, a Carpi nel 1995, alla collettiva “Venti Fotografi Italiani” , abbandona la fotografia per una quindicina d'anni . Periodo che coincide con la diffusione di massa della fotografia digitale. Proprio questa nuova tecnica è in linea con le sue precedenti propensioni all'utilizzo del fotomontaggio, ora reso più accessibile dall'elaborazione al computer. Si apre per De Faveri una nuova stagione creativa, che culmina con la sua prima pubblicazione fotografica.
“Krisis”, il titolo emblematico del libro. Ma, come spiega l'autore, che di professione è psicologo, il termine va preso in un'accezione più ampia rispetto al significato che si è andato diffondendo in epoca moderna. Krisis – scelta. La crisi rappresenta pericolo e opportunità, è la scelta forte che, volenti o nolenti, si è chiamati a fare.
“D'altro canto” – come scrive Salbitani nella prefazione al libro – “ i periodi di crisi offrono il pretesto perché possano nascere e svilupparsi dei grandi progetti artistici, come la stessa storia dell'arte insegna.
Nelle fotografie, rappresentanti frammentazioni di edifici, piazze, fabbriche abbandonate, sale di musei, De Faveri inserisce immagini di opere d'arte dalla forte valenza simbolica, che appaiono comunicare direttamente con chi guarda. Il tutto composto da una materia spesso indefinita, a volte apparentemente liquida, altre volte virante alla sabbia o al cemento.
“Devo aggiungere” dice l'autore “che con la mia ricerca sul piano estetico, con la composizione equilibrata delle forme e delle geometrie, cerco di mitigare la drammatizzazione e l'angoscia che suscitano questi ambienti che hanno un effetto disturbante anche su di me. Mi capita per il mestiere che faccio di essere sempre a contatto con aspetti psichici profondi e anche disgreganti, e questo mi pone molte domande”.
Ancora dalla prefazione di Salbitani “ Possiamo anche vedervi una rivisitazione di “Metropolis” in chiave tecnologicamente ed esistenzialmente attuale. Inoltre le più oniriche tra le sue potenti vedute mi richiamano alla mente l'inferno dantesco illustrato da Dorè ma in chiave decisamente più psichedelica. O anche certi scorci fantascientifici che ricordano i labirinti e gli enigmi ancora attualissimi di Blade Runner, che le grandi stampe originali evidenziano in tutta la loro ricchezza di dettaglio (…) Non sarei qui a scrivere questo testo se non fossi rimasto fortemente coinvolto dal vortice di emozioni e di pensieri che l'immaginario fantasmagorico di De Faveri è riuscito a comunicarmi, e mi auguro che ciò possa avvenire per tutti i futuri spettatori di questo lavoro”.
Alla serata, oltre all'autore, sarà presente anche Roberto Salbitani, scrittore, docente di fotografia e soprattutto fotografo. Recentemente gli sono state dedicate due importanti mostre antologiche, al Museo di Fotografia Contemporanea a Cinisello e al Centro Candiani di Mestre. Opera nella fotografia dagli anni 70. Di lui scrive Roberta Valtorta: “La sua fotografia, profondamente introspettiva, talvolta visionaria, critica nei riguardi dei valori e dei comportamenti omologati e conformisti che guidano la società contemporanea, indaga il difficile rapporto tra l'uomo e l'ambiente in cui vive: dalle città in crescita ai territori snaturati dal violento processo di urbanizzazione, fino alla ricerca di luoghi elettivi nei quali cercare di recuperare un rapporto liberatorio con la natura”.